Quando si parla di economia circolare non tutti conoscono bene il significato e i processi alla base di questo concetto. Quest’idea nasce negli anni ’70 ed è strettamente legata all’ambiente e alla sua tutela. L’economia circolare, a differenza di quella lineare, garantisce quindi l’ecosostenibilità. Per il momento, l’Italia si sta muovendo verso la giusta direzione. Si è posizionata, in Europa, solo seconda alla Gran Bretagna per il maggior numero di materiali riutilizzati. Secondo i dati Eurostat, 256,3 tonnellate per milione di euro prodotto. Ma cos’è effettivamente l’economia circolare? E perché sembra una più che valida alternativa per salvare il nostro pianeta?

Cos’è l’economia circolare?

L’economia circolare è un modo di riutilizzare i materiali in successivi cicli produttivi, riducendo al massimo gli sprechi. Limitare l’apporto di materia e di energia combinato alla minimizzazione degli scarti significa mettere al centro dell’attenzione l’impatto ambientale. Si tratta di un nuovo modo di pensare all’economia, che deve autorigenerarsi in tutte le sue fasi, dalla produzione al consumo.

La fondazione Ellen Mc Arthur ha individuato 5 principi fondamentali alla base dell’economia circolare:

  • Eco progettazione: significa progettare i prodotti pensando già al loro utilizzo a fine vita.
  • Modularità e versatilità: l’uso del prodotto deve adattarsi al cambiamento di shock esterni. Devono essere sviluppati per l’aggiornamento, l’invecchiamento, la riparazione, nonché puntare ad una più lunga durata.
  • Energie rinnovabili: abbandonare i combustibili fossili è fondamentale per adottare le energie rinnovabili, meno impattanti sull’ambiente.
  • Approccio ecosistemico: bisogna pensare all’intero sistema e alle relazioni causa-effetto tra i vari componenti.
  • Recupero dei materiali: sostituire le materie prime con materie provenienti da filiere di recupero, pur conservandone la qualità.

I rifiuti non esistono

L’economia circolare, sempre secondo la fondazione Ellen Mc Arthur, interessa 2 tipi di materiali. Quelli biologici, in grado di essere reintegrati nella biosfera, e quelli tecnici, da essere rivalorizzati senza entrare nella biosfera.  Secondo questo tipo di economia, innovativa e rigenerativa, i rifiuti non esistono, anzi sono nutrienti. Per incontrare questo principio, i materiali biologici devono essere atossici e compostabili. Quelli tecnici, invece, devono essere progettati per lo smontaggio e riutilizzo, senza produrre scarti né un alto dispendio di energia. L’obiettivo dell’economia circolare, nel rispetto dell’ambiente e dell’ecosostenibilità, è quello di allungare la vita dei prodotti, producendo beni a lunga durata. In qualsiasi caso, a fine vita, vengono promosse attività di ricondizionamento e la quantità di rifiuti e scarti viene ridotta al minimo.

Economia circolare vs lineare

L’economia lineare utilizza materie d’estrazione che vengono lavorate e trasformate in un bene dalla vita più o meno stabilita. Questo tipo di economia non è più un’alternativa considerando che richiede un grosso impiego di materie prime, energie e risorse, e la Terra, ormai, non è più in grado di sostenere. Attualmente, la produzione è incentrata sulla massimizzazione dei profitti con conseguente noncuranza del massiccio sfruttamento di risorse che sta piegando il nostro pianeta.

L’economia circolare, invece, vede un impiego di materie che vengono riutilizzate, reintegrate e rigenerate per ridurre al minimo l’impatto ambientale. Questo tipo di economia implica una rivoluzione profonda e un completo stravolgimento di tutte le fasi della produzione. Si tratta di un modello di successo non solo perché comporta un risparmio di risorse e una riduzione dei rifiuti, ma anche perché crea numerosi nuovi posti di lavoro. Questo nuovo modo di fare economia, attento alle esigenze e alle necessità della natura, può essere la chiave per una qualità di vita migliore. Se produciamo beni nel rispetto dell’ambiente, saremo i primi, ma non gli unici, a beneficiarne.