Il percorso del cibo, prima che arrivi sulle nostre tavole, può essere più o meno lungo. Questo dipende dalla quantità di attori coinvolti: dall’agricoltore, al produttore di sementi o mangimi, all’industria di trasformazione dei prodotti, ai trasportatori, ai distributori, ai commercianti (all’ingrosso o al dettaglio), per arrivare fino a noi, i consumatori.
In un mondo così fortemente industrializzato c’è un forte bisogno di ricondurre le persone al mondo rurale. Il percorso del cibo è strettamente legato alla gestione ecosostenibile del territorio, alla sicurezza e all’educazione alimentare e al rapporto tra produttore e consumatore, quindi, in senso lato, al rapporto tra uomo e natura. Il percorso del cibo viene scandito in diverse fasi ben precise. Una tematica sempre più ricorrente, purtroppo, è la quantità di cibo che viene sprecata ogni giorno durante queste fasi.
Fasi del percorso del cibo
- Produzione: la produzione, per quanto riguarda il mercato ortofrutticolo, è essenzialmente la coltivazione di materie prime alimentari, quindi frutta e verdura. In questa prima fase, i principali attori sono gli agricoltori, seguiti dai produttori di sementi e di macchinari agricoli.
- Trasformazione: dopo la coltivazione si passa al processo di trasformazione. I nostri attori, cioè l’industria di trasformazione, si occuperà di raccogliere, lavorare, pulire, selezionare, pesare, confezionare, imballare ed etichettare i prodotti che andranno poi messi sul mercato.
- Distribuzione: nella terza fase entrano in gioco i trasportatori e i distributori, i commercianti all’ingrosso e al dettaglio e, infine, il consumatore.
Scelta della filiera agroalimentare
Le persone sono sempre più attente alle scelte che compiono, soprattutto per quanto riguarda il cibo e la propria salute. Esistono due tipi di filiera agroalimentare: quella lunga e quella corta. Il processo che porta il cibo dal produttore al consumatore può richiedere fino ad 8 passaggi, per quanto riguarda la filiera lunga. Inizia dalle imprese ortofrutticole per poi arrivare alle cooperative e ai grossisti che metteranno in vendita la merce ai mercati all’ingrosso e ai centri agroalimentari. Da qui, la distribuzione avverrà per vendita al dettaglio.
La vendita al dettaglio può avvenire secondo due canali: la grande distribuzione e la vendita diretta. La prima interessa soprattutto i supermercati, gli ipermercati, i discount, i negozi di quartiere o le botteghe di paese. Nella seconda, che è l’essenza della filiera agroalimentare corta, la vendita avverrà direttamente da parte del produttore o, comunque, richiederà un numero inferiore di attori ed intermediari. Invece, la filiera ortofrutticola trasformata, cioè quella dei prodotti che hanno bisogno di una determinata lavorazione, come per esempio la passata di pomodoro, richiederà un maggiore impiego di risorse e un aumento dei costi.
Percorso del cibo e sostenibilità
In questo momento di grande crisi climatica, il percorso che fa il cibo ha un’incidenza non indifferente. Infatti, un maggior numero di attori ed intermediari all’interno della filiera agroalimentare comporta un alto impatto ambientale. Questo forte impatto ambientale è dato principalmente dalla maggiore intensità dei processi industriali dovuti alla lavorazione dei prodotti, dall’utilizzo di agenti chimici inquinanti e dal sistema di distribuzione a livello mondiale.
A tal proposito, il consumatore ha un grande bisogno di trasparenza. È sempre più interessato a conoscere la provenienza del cibo che mette sulla propria tavola. Per questo motivo, predilige una filiera corta, con un numero di attori e di intermediari minore. Sceglie prodotti biologici, a km zero e sostenibili che tutelino non solo la propria salute, ma anche l’ambiente. Da un lato il consumatore esige trasparenza, dall’altro però deve essere consapevole e responsabile delle scelte che compie. In questo modo, il percorso che fa il cibo aiuterà, seppure in piccola parte, a ridurre l’impatto ambientale e a ripristinare il rapporto tra uomo e natura.