Se è vero che la pesca garantisce all’uomo sussistenza dall’alba dei tempi, è altrettanto vero che il modello che stiamo seguendo sta diventando totalmente insostenibile. Gli oceani sono al collasso, la pesca industriale ha ridotto drasticamente la varietà di pesce nei nostri mari e sta distruggendo l’habitat e il delicato ecosistema marino. Proprio per questo, abbiamo bisogno di una pesca sostenibile che rispetti il naturale ciclo di ripopolamento degli oceani. Ma esiste davvero la pesca sostenibile? Scopriamolo insieme!
Cos’è la pesca sostenibile?
La pesca sostenibile è un tipo di pesca che rispetta l’ambiente marino assicurandosi di lasciare in mare abbastanza pesce per garantirne la riproduzione e, quindi, il ripopolamento degli oceani. Inoltre, è volta a minimizzare al massimo il proprio impatto sull’ecosistema marino in modo da preservare gli habitat e le diverse specie. Non solo, si tratta di un modello che tiene in considerazione anche le persone e i lavoratori che dipendono da queste attività per vivere.
Un altro aspetto fondamentale riguarda la gestione dell’intero processo di pesca in modo da renderlo responsabile, efficiente e che eviti qualsiasi spreco. Una pesca sostenibile deve, quindi, rispettare la stagionalità, la salute e la produttività del pesce e garantire attività conformi alle leggi. I prodotti provenienti da questo modello possono essere facilmente riconosciuti grazie a certificazioni che ne garantiscano la sostenibilità. MSC (Marine Stewardship Council) assicura che il pesce selvatico sia stato pescato in maniera sostenibile e tracciabile, mentre l’ASC è l’equivalente per i prodotti di allevamento.
Perché abbiamo bisogno di cambiare al più presto?
A causa di una domanda di prodotti ittici sempre maggiore, la pesca industriale sta mettendo in serio pericolo l’equilibrio dell’ambiente marino. L’eccessivo sfruttamento delle risorse ha portato ad una drastica riduzione della popolazione ittica, compromettendone il naturale ciclo di riproduzione. Andando avanti di questo passo, non solo vedremo scomparire diverse specie, ma non potremo più portare in tavola uno degli alimenti più importanti e nutrienti della nostra dieta.
L’operato delle multinazionali non sta mettendo a rischio solo l’ambiente, ma anche un altro tipo di pesca, quella tradizionale. Sempre più pescatori artigianali si ritrovano in serie difficoltà: è diventato praticamente impossibile competere con la pesca industriale. D’altronde, però, è proprio il modello artigianale che garantisce prodotti freschi, locali e presumibilmente sostenibili. A tal proposito, infatti, è bene ricordare che non tutta la filiera artigianale assicura una pesca sostenibile.
Cosa può fare il consumatore?
Nonostante ci stiamo muovendo verso una pesca sempre più commerciale e meno sostenibile, come al solito, è il consumatore ad avere l’ultima parola. Infatti, grazie alle nostre scelte alimentari, possiamo determinare l’andamento della domanda e, di conseguenza, che tipo di pesce far arrivare sulle nostre tavole. Con un acquisto consapevole possiamo davvero salvare gli oceani e preservare il loro delicato ecosistema.
Come? Scegliendo prodotti locali che provengano da una filiera responsabile, acquistando pesce di stagione, dalle giuste dimensioni, facendo attenzione a scegliere pesci adulti, e controllando le etichette per verificare le diverse certificazioni. Il piccolo contributo di tutti noi può davvero dare la differenza. In fondo, “l’unione fa la forza” non è un semplice detto, ma una grande verità.