Il mercato italiano del bio è un settore in continua espansione, si basti pensare che ha superato i 4 miliardi di euro (+171% dal 2008). L’Italia si è posizionata così tra i primi a livello mondiale per conversione delle aziende ed è, in Europa, il primo esportatore di prodotti biologici. La certificazione biologica è quindi sinonimo di sicurezza e garanzia per i consumatori e, per ottenerla, la produzione deve essere conforme al Regolamento CE 834/2007.

Sempre più persone sono attente alla provenienza del cibo e scelgono di acquistare prodotti bio, ma cosa significa davvero bio? Quali sono i requisiti di un prodotto bio? E i costi?

Cos’è il BIO?

Il prodotto biologico deve rispettare un alto standard di qualità, all’interno di un sistema agricolo sostenibile che rispetti animali e terreni, attraverso l’impiego di risorse naturali. Questi prodotti sono certificati dall’apposito logo bio dell’Unione europea e dal codice identificativo dell’organismo di controllo che certifica la sicura provenienza del prodotto. Gli enti, pubblici e privati, che effettuano questi controlli sono autorizzati, in Italia, dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ed operano e collaborano con le autorità centrali.

Requisiti di un prodotto biologico

Quando un prodotto è biologico significa che deve essere conforme a precise e rigorose norme. Significa applicare un metodo di produzione volto alla sostenibilità e alla tutela dell’ambiente, del territorio e delle risorse naturali. Un prodotto viene definito biologico quando i processi di produzione sono dati dall’esclusivo utilizzo di materiali organici, purché anch’essi rispettino lo standard bio. Sono infatti vietati gli OGM (organismi geneticamente modificati) e le sostanze chimiche come pesticidi, concimi, additivi e antibiotici.

Anche il terreno ha grande importanza. Infatti, per preservare e non esaurire i nutrienti del suolo, occorre provvedere alla rotazione delle colture. In tal modo, si riesce a prevenire l’attacco di parassiti ed evitare l’erosione e la compattazione del suolo. Tutti questi accorgimenti sono volti a favorire la biodiversità e a migliorare la fertilità e l’attività naturale del terreno.

Anche le sementi utilizzate per la produzione biologica devono essere di origine biologica, controllata e certificata. Per quanto riguarda i comportamenti inaccettabili, sono vietate le colture idroponiche, i regolatori della crescita, gli erbicidi e i defoglianti. Sono inoltre proibiti i raggi ionizzanti e i prodotti irradiati. Tuttavia, per arginare i danni causati da parassiti o malattie, vi è la possibilità di ricorrere a prodotti fitosanitari, purché siano autorizzati dalla Commissione.

Come si ottiene la certificazione biologica

Le aziende che intendono ottenere la certificazione biologica devono prestare molta attenzione a tutti i passaggi richiesti. Si tratta di un processo articolato e delicato che può richiedere anche diverso tempo, dai 2 ai 5 anni.

  • Come primo passo, l’azienda deve scegliere un organo di certificazione ed inviargli i documenti relativi alla propria attività.
  • L’azienda deve notificare alla Regione in cui risiede l’attività l’avvio della procedura.
  • Da qui in poi, si deve prestare a rispettare con rigore tutte le norme previste dalla normativa e dall’organo di controllo.
  • A questo punto, l’azienda deve attendere la conversione. La conversione richiede circa 2 o 3 anni per permettere ai terreni e ai processi produttivi la completa decontaminazione di agenti chimici.
  • Nel frattempo, qualsiasi variazione nel processo produttivo deve essere comunicata all’organo di controllo entro 15 giorni.
  • Dalla data di notifica, può essere aggiunta sull’etichetta l’espressione “in conversione all’agricoltura bio”. Una volta ottenuta la certificazione biologica comparirà sull’etichetta “proveniente da agricoltura bio”.

Il processo di certificazione biologica deve passare, quindi, attraverso queste 5 fasi:

  • Notifica di attività di produzione: l’operatore dichiara agli organi competenti la tipologia dell’attività condotta con metodo bio.
  • Valutazione iniziale dei prodotti e del processo produttivo: l’operatore presenta un piano di gestione con le misure che intende adottare per rispettare i requisiti del biologico.
  • Verifica ispettiva di avvio: questa verifica accerta le misure dichiarate dal piano di gestione. In questo momento, vene valutata l’idoneità delle strutture e la corretta gestione dei processi produttivi.
  • Emissione del Documento Giustificativo e Certificato di Conformità: questo documento riporta l’elenco dei prodotti certificati.
  • Sorveglianza annuale: una volta ottenuta la certificazione biologica, l’azienda viene sottoposta ad ispezioni periodiche per verificare il mantenimento delle condizioni di conformità. Solitamente, si tratta di un’ispezione annuale, ma se vi sono fattori di rischio può avvenire anche più frequentemente.

Costi della certificazione biologica

Per l’azienda

Che costi deve sostenere l’azienda che intende convertirsi al bio? Ogni azienda deve sostenere determinati costi fissi a seconda dell’attività di produzione, che possono variare dai 200 ai 500€. A questi vanno poi aggiunti i costi proporzionali alla dimensione (costi per ettaro). Invece, per quanto riguarda le attività di preparazione, come lo stoccaggio, la trasformazione, il confezionamento e l’etichettatura, i costi fissi variano dai 500 ai 1000€. A questi si aggiungeranno poi i costi proporzionali alla quantità di prodotto.

Costi per il consumatore

Secondo una recente indagine di mercato i costi del bio ammontano mediamente al 47,2% in più rispetto ai prodotti ordinari. A cosa è dovuto un divario simile? Quest’impennata dei costi è dovuta a diversi fattori. Innanzitutto, le rese produttive del bio sono inferiori a quelle convenzionali in quanto deve rispettare il naturale ciclo delle colture e il divieto di utilizzo di sostanze che non siano organiche. I costi di produzione, inoltre, gravano in maniera particolare sull’azienda. Questo fa sì che i prezzi per il consumatore aumentino.

Rapporto tra BIO e ambiente

Bio è sinonimo di rispetto dell’ecosistema. A sempre più persone sta a cuore la causa ambientale e attraverso la scelta di prodotti bio possono essere certe della loro sicura provenienza. Non si tratta solamente di un fattore legato alla salute, ma di un vero e proprio atto in favore del pianeta. Infatti, grazie al solo impiego di risorse naturali, l’agricoltura bio è sostenibile. In un momento così critico, contraddistinto dalla crisi climatica che stiamo vivendo, scegliere un prodotto biologico è un comportamento responsabile e consapevole.

L’agricoltura biologica, a differenza di quella convenzionale, è volta a non alterare le naturali condizioni del suolo e non comporta spreco di materie prime. Fattore cruciale dato che si stima, entro il 2050, una perdita dei terreni sottoposti a colture intensive, a causa di un calo di fertilità di capacità produttive. Inoltre, l’agricoltura bio utilizza il 45% di energia in meno rispetto a quella convenzionale. Quest’ultima, infatti, è il maggior responsabile delle emissioni di gas-serra. Il bio riduce al minimo l’impatto ambientale in quanto rispetta i naturali cicli della natura e preserva la biodiversità. Essendo vietato l’impiego di qualsiasi sostanza chimica, abbatte i livelli di inquinamento mantenendo integro l’ecosistema.