Chi l’avrebbe mai pensato che tra i cibi più inquinanti ci sono proprio la frutta e la verdura? Ebbene sì, l’importazione degli alimenti fuori stagione rappresenta un rischio per l’ambiente a causa dell’elevato tasso di inquinamento dovuto al trasporto aereo. Coldiretti ha evidenziato proprio questo fenomeno, a cui spesso non diamo peso quando acquistiamo frutta e verdura, e ha stilato la lista dei 10 cibi più inquinanti, che ora vedremo insieme. Ma prima approfondiamo il discorso sull’importanza della stagionalità degli alimenti.

 

Perché è importante rispettare la stagionalità degli alimenti?

Innanzitutto, acquistare prodotti fuori stagione significa che, per arrivare sulle nostre tavole, quegli alimenti sono stati importati da altre parti del mondo, dove le condizioni climatiche sono più favorevoli. È così che possiamo avere tutto l’anno prodotti esotici, ma a quel prezzo?

Nella maggior parte dei casi, le tratte sono veramente lunghe e questo comporta un maggiore dispendio di carburante e, di conseguenza, un aumento delle emissioni di CO2, quindi dell’inquinamento. In questo senso, rispettare la stagionalità di frutta e verdura vuol dire dare il proprio contributo nella riduzione dei gas serra e, quindi, nella salvaguardia dell’ambiente. Ovviamente questo non è l’unico fattore, ma ne esistono anche altri che co-occorrono all’inquinamento ambientale. Per arginare il problema, nel nostro piccolo, possiamo scegliere un’alimentazione sostenibile, fatta di prodotti locali, stagionali e a km 0.

Rispettare la stagionalità degli alimenti è un’azione nobile – e direi anche necessaria – nei confronti dell’ambiente, ma in realtà giova anche a noi stessi. Se ci pensiamo bene, quando consumiamo frutta e verdura di stagione il gusto è autentico: sono più succosi e saporiti. Non solo, sono anche più salutari in quanto, rispettando il naturale ciclo di maturazione, il prodotto contiene più proprietà nutritive. Infine, anche il portafoglio sorriderà: acquistare frutta e verdura di stagione ha un costo nettamente inferiore. Oltre alla questione ambientale, questi sono altri validi motivi per rispettare la stagionalità degli alimenti. D’altronde, si tratta di cibi che possono essere trovati anche in Italia. L’unica cosa è che bisogna aver la pazienza di aspettare il periodo migliore dell’anno, quando ci vengono offerti naturalmente dalla nostra terra.

Quali sono i cibi più inquinanti?

Come già menzionato, Coldiretti ha stilato una lista dei 10 alimenti che inquinano maggiormente a causa delle lunghe tratte aeree che provocano un elevato dispendio di carburante (i calcoli sono stati fatti sulla base del trasporto aereo per chilo di prodotto). Tra i cibi inquinanti importati in Italia, nella top 10 abbiamo:

  1. Le ciliegie provenienti dal Cile percorrono ben 11.968 km, comportando 6,93 kg di petrolio e quindi 21,55 kg di emissioni di CO2
  2. I mirtilli provenienti dall’Argentina percorrono 11.178 km, comportando 6,47 kg di petrolio e quindi 20,13 kg di emissioni di CO2
  3. Gli asparagi provenienti dal Perù percorrono 10.852 km, comportando 6,28 kg di petrolio e quindi 19,54 kg di emissioni di CO2
  4. Le noci provenienti dalla California percorrono 10.497 km, comportando 6,08 kg di petrolio e quindi 18,90 kg di emissioni di CO2
  5. Le rose provenienti dall’Equador percorrono 10.205 km, comportando 5,91 kg di petrolio e quindi 18,38 kg di emissioni di CO2
  6. Le more provenienti dal Messico percorrono 10.162 km, comportando 5,88 kg di petrolio e quindi 18,30 kg di emissioni di CO2
  7. L’anguria proveniente dal Brasile percorre 9.198 km, comportando 5,33 kg di petrolio e quindi 16,56 kg di emissioni di CO2
  8. I meloni provenienti dal Guadalupe percorrono 7.800 km, comportando 4,52 kg di petrolio e quindi 14,05 kg di emissioni di CO2
  9. I melograni provenienti da Israele percorrono 2.250 km, comportando 1,30 kg di petrolio e quindi 4,05 kg di emissioni di CO2
  10. I fagiolini provenienti dall’Egitto percorrono 2.132 km, comportando 1,23 kg di petrolio e quindi 3,84 kg di emissioni di CO2

Se ci fermiamo a pensare a quanti prodotti fuori stagione possiamo trovare sui banchi dei supermercati nell’arco dell’anno, la situazione è davvero drammatica. Dubito che la grande distribuzione si interroghi sulla gravità e sulle conseguenze disastrose che l’importazione comporta (d’altronde andrebbe contro il loro stesso interesse). Ma, invece, sarebbe il caso che lo facesse, dato che questo modello è diventato decisamente insostenibile per l’ambiente e lo sarà sempre più col passare del tempo. A maggior ragione, in questo periodo critico e preoccupante dove si parla sempre più di cambiamento climatico, dovremmo andare nella direzione della sostenibilità, non il contrario.

 

Voi cosa ne pensate? Sapevate che tanti cibi che finiscono sulle vostre tavole contribuiscono ad inquinare l’ambiente?